Giuseppe Barbiani - Vita di un famoso sindacalista

Ultima modifica 29 febbraio 2024

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Patrimonio culturale

Ricordato dai vecchi nelle stalle dei paesi limitrofi (Cividale mantovano) come un eroe, Barbiani fu soprattutto protagonista nei momenti quotidiani, nei momenti di tutti i giorni, come nelle “fole” raccontate ai bambini nei tetri pomeriggi degli inverni tremendi del periodo '41-'43. Barbiani, morto il 9 dicembre del 1939, ha seminato “l'evangelici risentimenti, verso la Chiesa che ignorasse i poveri e le loro quotidiane sofferenze (Don Carlo Bellò) “. Nato il 16 luglio 1852 a Spineda, lavorò a Cremona e a Montanara. Nel 1875, acquistò casa ed un piccolo appezzamento di terra al “Cudivan”, periferia del suo paesello. Lo chiamavano “Pepu a dala patarina” per la sua agilità e prestanza fisica. Infaticabile ed indomito difensore degli uomini di terra contro l'ideologia vetero-liberista, che fu alimentata dalle ruberie di Napoleone ai danni della Chiesa: le terre, sequestrate e messe all'asta dal più grande “Ladro della storia”, ingrassavano ulteriormente i grandi proprietari terrieri. Così si aggravò lo “stato sociale”: i contratti di enfiteusi della Chiesa erano più favorevoli di quelli d'affitto degli agrari. Inoltre: sui terreni della proprietà ecclesiale, tutti i poveri avevano diritto di legnatico, spigoleggio, di raccolte varie e di pascolo per bestiame minuto. Quando “Pepu a dala pasarina” iniziò la sua missione, la vita dei salariati, era peggiore di quella degli animali. Questa denuncia, insistita, fu dello stesso vescovo di Cremona Geremia Bonomelli fin dalla prima "visita pastorale" (1872-'79). Aveva visto la differenza tra le belle stalla di cavalli e vacche e le catapecchie umidissime dei salariati coi pavimenti in terra battuta. Degli scritti di Barbiani è rimasto pochissimo, tra cui le “Autodifese”. Le sue lettere, compreso l'epistolario con Lenin quando era in Svizzera, le volle con se durante la sepoltura. Anche questa volontà estrema di Barbiani rivela un'autocoscienza profonda, analoga a quella di Franz Kafka nel distruggere tutte le cartel. Autore dei “Comandamenti del Lavoratore” (dicembre 1884), scelse il socialismo e Dio. Il primo dei “Comandaménti” recitava: “il Socialismo, espressione più pura e sincera del vero e del bene, è il Dio degli oppressi” Cresciuto in ambiente cattolico (ebbe uno zio prete che, per sua stessa confessione, amò e stimò), la riflessione di Barbiani si nutrì dei contenuti della Rivelazione, mescolandoli poi con il socialismo umanitario e successivamente con quello marxista, fino alla confusione totale di un “Cristo primo socialista” e della Chiesa connivente coi “padronato”. (Testi tratti e revisionati dagli originali di GIOVANNI BORSELLA)


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